Essi utilizzavano queste "strane" bici per discendere i sentieri delle ripide colline californiane, inventandosi un nuovo modo d'intendere la bicicletta. A metà degli anni ottanta questa attività approda in Italia, già evoluta verso un utilizzo a tutto campo del mezzo in ambito fuoristradistico, ed è subito un successo. All'inizio degli anni novanta è vero boom, un fenomeno quasi di massa, certamente anche una moda: i mezzi sono già abbastanza sofisticati e… costosi, ma in cambio offrono buone prestazioni e, soprattutto, quella robustezza ed affidabilità che nell'uso off-road è indispensabile per portare a termine le escursioni.
Venendo ai giorni nostri, la Mountain bike (o, per semplicità, "MTB") è un mezzo che ha raggiunto la piena maturità, ed anche il suo utilizzatore si è evoluto e "selezionato" di pari passo con la pratica di questo sport, che è diventato una specialità a se stante anche in sede olimpica. Ma tralasciando l'aspetto agonistico della MTB, che pure ha molti seguaci, occupiamoci del suo uso "ricreativo". Sin dai primi anni, quando stuoli di appassionati percorrevano i nostri meravigliosi boschi, già s'intravedevano due modi diversi di intendere la MTB, due diverse mentalità: la prima, più simile a quella che ritroviamo negli "stradisti", spesso in cerca della prestazione e, di conseguenza, attenti alla performance fisica e del mezzo, pignoli nella preparazione, nell'alimentazione e perfino nell'abbigliamento; l'altra concezione della MTB, che conviveva (faticosamente) con questa, consiste nell'intendere la MTB un mezzo, uno strumento che ti permette di raggiungere luoghi altrimenti inarrivabili (se non a piedi, ma con indubbi vantaggi in termini di autonomia e divertimento), di percorrere sentieri quasi dimenticati dall'uomo, d'immergersi in ambienti naturali incontaminati e solitari, e tutto questo, spesso, a due passi da casa! L'altro aspetto che completa la soddisfazione che questa attività riesce a dare è la padronanza (che si acquisisce con la pratica) del mezzo, anche in situazioni obiettivamente difficili, la ricerca del proprio limite, la sfida con se stessi nell'imparare sempre qualcosa, nel superare passaggi difficoltosi che fino a ieri ti costringevano a… scendere a piedi. Di queste due diverse mentalità, la prima è andata scomparendo: esaurita l'euforia dei primi anni, molti di quegli appassionati sono tornati all'attività che meglio interpreta il loro spirito, la bici da strada. I seguaci, invece, della filosofia "cicloescursionistica" fuoristrada sono rimasti, più agguerriti che mai, ad esplorare le colline e i boschi del nostro stupendo hinterland, un mondo poco conosciuto, insospettabilmente bello e a portata di mano, anzi… di ruote.