Sono passati alcuni giorni e la tempesta in un bicchier d'acqua si è (quasi) placata, perciò si può cercare di analizzare serenamente la vicenda. Tutto nasce da una notizia, apparsa sui quotidiani online, di un lieve incidente occorso al Sindaco di Livorno:
[da QuiLivorno.it del 14/10/2017]
La notizia è rimbalzata tra le associazioni che, da anni, si occupano di sensibilizzare gli enti preposti (ivi compresi, quindi, il Comune ed il Primo Cittadino) sul problema del transito indiscriminato dei mezzi motorizzati: moto, quad e fuoristrada che percorrono strade forestali e sentieri, senza alcun ritegno né rispetto delle zone protette e del Parco provinciale.
Gli aderenti al progetto "Occhi sulle Colline", del quale anche il nostro Circolo si pregia di far parte, hanno ritenuto di tener fede al nome del progetto e si sono sentiti in dovere di chiedere spiegazioni sulle circostanze dell'incidente, vista soprattutto la pioggia di commenti da parte di motoenduristi sui social network, dai toni spesso esultanti e trionfalistici, quasi fosse avvenuta una sorta di "sdoganamento" nei loro confonti, un tacito acconsentire al loro transito sulle colline.
Per questi motivi, e non certo per attaccare politicamente nè mettere in discussione la stima nei confronti del Sindaco, è stata inviata una lettera aperta a lui personalmente ed ai mezzi d'informazione:
Nonostante la cura che abbiamo messo nell'evitare affermazioni fraintendibili o accuse prive di riscontri, non tutti i titoli dei media sono stati così pacati come quello del Tirreno o di Senza Soste (qui sopra) e, com'era abbastanza prevedibile, ci sono state diverse strumentalizzazioni e prese di posizione altisonanti e pretestuose, vuoi per motivi politici che di audience.... Ma il rischio andava corso e non potevamo fare diversamente.
Il quotidiano online Livorno24, ad esempio, è stato troppo drastico nel titolare "Nogarin ha violato la Legge 48/94", che oltretutto solo gli addetti ai lavori conoscono come norma regionale che vorrebbe disciplinare la circolazione fuoristrada. E' sicuramente andato oltre i nostri argomenti e le nostre richieste, per cui abbiamo preteso una sorta di smentita, pubblicata correttamente il giorno successivo.
Nel frattempo il Primo Cittadino si è abbastanza alterato, reagendo in maniera stizzita anche se umanamente comprensibile, visti anche gli attacchi d'ogni tipo che gli piovono quotidianamente addosso. Comunque, contattato direttamente si è detto contrariato nei confronti di coloro che hanno approfittato della nostra nota per criticarlo pretestuosamente, costringendolo a reagire fermamente per difendere il proprio operato.
Si è anche dichiarato disponibile ad incontare le associazioni di Occhi sulle Colline per discutere su questi temi, occasione che coglieremo sicuramente al volo. La nostra speranza era proprio questa, cioè di sfruttare l'occasione (anche se infausta per la salute del Sindaco, al quale rinnoviamo gli auguri di pronta guarigione) cercando di far riaccendere i riflettori sul problema annoso, che nessuno vuole affrontare, del transito dei mezzi motorizzati di cui parlavo all'inizio.
Appendice...
Fin qui ho cercato di esporre il punto di vista di tutte le associazioni partecipanti ad OSC ma adesso, su quest'ultimo argomento, voglio fare alcune considerazioni personali.
Questo è un tema che, come saprete, sta molto a cuore a me e al mio gruppo per il semplice motivo che, nella nostra attività, ci troviamo quotidianamente a fare i conti con i danni provocati dal passaggio dei motoenduristi su quei sentieri che, faticosamente, sistemiamo e cerchiamo di mantenere aperti e, soprattutto, pedalabili (che è una cosa diversa, chi pedala lo sa bene).
Non starò a discutere sull'inquinamento da fumi di scarico nè sul rumore prodotto dalle moto ed il relativo disturbo alla quiete e alla fauna, non sono la persona più adatta. Neanche affronterò la questione sicurezza conseguente alle alte velocità di questi mezzi, mi si potrebbe obiettare che taluni ciclisti costituiscono un pericolo analogo per i pedoni. E' senz'altro vero, e qui si presenta la prima vera differenza tra noi (ciclisti) e loro (motociclisti): noi siamo favorevoli a trovare degli accorgimenti, delle regole di convivenza con tutti gli altri frequentatori del bosco, anche rinunciando a qualche percorso non idoneo o, che ne so, limitandoci a percorrerlo solo in qualche periodo particolare dell'anno ed evitandolo in altri. Questo è quanto viene fatto, ad esempio, in Roveta, sempre per buona volontà dei ciclisti locali.
Tornando al problema iniziale, abbiamo anche provato a intavolare una discussione con l'associazione che più rappresenta i motoenduristi sul nostro territorio, l'E.A.L., ma alla fine i risultati sono stati scarsi. Il motivo? Sostanzialmente è uno: nessuno di loro, neanche tra i più moderati, è disposto a riconoscere il danno che arreca al fondo dei sentieri. Non c'è versi, non si arrendono neanche di fronte all'evidenza. E' chiaro che la percezione di un solco in mezzo ad un sentiero, specie se stretto e senza traiettorie alternative, non è uguale per chi lo percorre in moto o in bici: ciò che per l'uno è una fonte di maggior divertimento, per l'altro è un impedimento (in salita) o un pericolo (in discesa).
Non c'è nulla da fare, le risposte che ti danno sono: "che vuoi che sia", "che cicloescursionista sei se ti da noia un solchetto..." ma la più bella di tutte è "non sono le moto che rovinano i sentieri, ma l'incuria"!!. Cioè, fammi capire: io e qualche altro babbeo ci buttiamo via tempo, sudore e brandelli di pelle (ahi, pruni maledetti) per sistemare un sentiero (che le moto non hanno mai fatto, badate bene; non siamo così masochisti da lavorare dove passano loro), dopodichè arriva una banda di forsennati che non si pone minimamente il problema, complice magari un periodo piovosetto... e la festa è finita, tutta fatica sprecata. Ne ho a decine di esempi di questa "incuria". Ma perchè, mi chiedo, un individuo mediamente razionale, quando sale su una moto da enduro, perde la capacità di essere obiettivo? Boh, è un mistero.
Detto questo, l'ultima considerazione riguarda l'altro fondamentale motivo che impedisce un confronto costruttivo con le associazioni dei motoenduristi: la loro posizione intransigente sulla presunta illegalità della Legge Regionale 48/94 che, come dicevo sopra, vieta di fatto il transito dei mezzi motorizzati in qualsiasi tipologia di percorso fuoristrada che non sia un percorso fisso approvato o un impianto autorizzato (ho molto semplificato).
Questa posizione si basa essenzialmente (unicamente, direi) su una sentenza della Cassazione, la 02479 del lontano 2002, che accolse il ricorso di alcuni motociclisti multati in Liguria sulla base di una Legge regionale simile alla 48/94 della Toscana. In quella sentenza si riconosceva la prerogativa di "strada" ai sensi dell'art.3 del Codice della Strada, anche a stradelli e sentieri "a fondo naturale". E' chiaro che si tratta di una forzatura interpretativa, che però ha permesso fino ad oggi a moltissimi trasgressori, sanzionati in base alle leggi regionali, di farla franca in sede di ricorso. E' bene ricordare che tutto questo non si applica alle aree protette e ai parchi, nonchè agli alvei dei fiumi e dei torrenti...
Ora, è mai possibile che questa situazione giurisprudenziale (peraltro ribaltata da recenti pronunciamenti del TAR piemontese, ad esempio) sia vissuta dai motoenduristi come il riconoscimento definitivo della legittimità del loro transitare ovunque? Pare proprio di si, e questo è il limite delle loro argomentazioni.
A mio parere, insistendo su questa linea e rifiutando qualsiasi dialogo che preveda delle limitazioni a loro carico, si sono infilati in un vicolo cieco. Non solo si sono inimicati tutti gli altri frequentatori dei sentieri con il comportamento della loro frangia più prepotente e irrispettosa, ma anche la fazione delle "colombe" ha legato la prosecuzione della propria attività ad un cavillo che, laddove venisse corretta la stesura dell'art.3 del C.d.S., cadrebbe come un castello di carte... bollate! E le notizie che vengono dalla Commissione Trasporti della Camera, che sta lavorando all'aggiornamento del C.d.S., sono tutt'altro che positive (per loro).
Che dire? Peccato, perchè qualcuno di noi, del "fronte avversario", una mano l'aveva anche tesa. Se avessero fatto meno gli spavaldi, accettando le limitazioni e discutendo serenamente, chiedendo magari il nostro appoggio per ottenere l'applicazione degli artt. 6 e 7 della 48/94, che prevedono l'individuazione di percorsi prestabiliti e impianti fissi da adibire al fuoristrada ricreativo e agonistico, forse avrebbero ottenuto di più, sicuramente in prospettiva se non nell'immediato.
Hanno preferito l'uovo oggi, chi vivrà vedrà se hanno fatto la scelta giusta. Io non credo.
[Piccolo solco causato dall'incuria]